Cesenatico, Museo della Marineria

Cronache e meraviglie del mare

Riviste illustrate dal 1880 al 1960
4 Dicembre 2005 - 8 Gennaio 2006

Disavventura del "Narcisse" in Congo
Copertina dal “Journal des Voyages”
30 Gennaio 1881

Una straordinaria collezione di rare riviste illustrate italiane e francesi, dal 1880 al 1960, che riportavano notizie di emozionanti esplorazioni negli oceani di tutto il mondo, avventure artiche e antartiche, avvistamenti di vascelli fantasma, scontri con calamari giganti, branchi di famelici pescicani e balene infuriate, cronache di pesche fortunate e di tragici naufragi e faticosi salvataggi.

Il mare, da sempre, è l’elemento avventuroso per eccellenza, luogo di misteri insondabili, ricettacolo di meraviglie irraggiungibili. Secondo molte leggende, sul fondo degli oceani giacciono mostri spaventosi che, pur sconfitti all’alba dai tempi dagli dei solari, attendono di combattere la battaglia finale per il dominio cosmico. 

Questi esseri erano, in certa misura, l’espressione delle forze spaventose che si manifestano nel mare (trombe marine, tifoni, maremoti e così via) inghiottendo i natanti come enormi bocche che emergono dalle acque ribollenti, ma erano anche la rappresentazione ingigantita di animali realmente esistenti, come balene, orche e piovre, con le quali gli antichi marinai dovettero scontrarsi. 

L’affondamento del piroscafo
“Laubordonnais”

Ultima di copertina dal “Petit Journal”
25 Marzo 1893

Oltre ai mitologi, anche gli storici e i geografi dell’antichità classica contribuirono a diffondere la paura nei confronti del mare e dei suoi segreti abitanti. A costoro (in particolare a Plinio il Vecchio, a Eliano e a Solino) si rifecero i primi enciclopedisti medievali (Marziano Capella Isidoro di Siviglia e Rabano Mauro) le cui opere, benché fondamentali nella diffusione del sapere, contribuirono anche a tramandare la credenza negli animali fantastici, sia terrestri e celesti, sia marini. 

Per lungo tempo queste furono le uniche fonti di informazione; così, le mirabolanti notizie geografiche, zoologiche e teratologiche rimbalzarono pressoché immutate nei secoli successivi. Ancora nel Rinascimento vi furono eminenti cosmografi, come Sebastian Münster e André Thévet, che riportavano queste leggende arricchendole con spaventose raffigurazioni. 

Nella stessa epoca alcuni naturalisti, primi fra tutti Ippolito Salviani e Guillaume Rondelet, avviarono la classificazione di tutte le specie ittiche conosciute. Ma, sino alla metà del Seicento, nei trattati sui pesci marini si trovano notizie di rinvenimenti ai quali si stenta a credere, come quel mostro pescato in Norvegia che fu chiamato “pesce-monaco” per il suo viso umano; oppure di balene credute isole, o anche di un “pesce-vescovo” e di enormi serpenti marini nella cui esistenza credevano ancora molti marinai nell’Ottocento.

Un serpente di mare
aggredisce i marinai nell’Oceano

Copertina di “A travers le Monde”
25 Gennaio 1904

La scienza, dal Settecento in avanti, fece piazza pulita di tutti gli esseri mitologici cancellandoli definitivamente anche dai margini delle carte oceanografiche, dove continuavano a essere inseriti a scopo decorativo. Ma per lungo tempo ancora, stando alle testimonianze di pescatori e marinai, i mari di tutto il mondo hanno continuato a brulicare di mostri: serpenti mastodontici, balene ferocissime, piovre e kraken, i temutissimi calamari giganti dei quali la parla periodicamente anche la comunità scientifica. 

Queste credenze, alimentate dalla superstizione e dalla paura in certi momenti di particolare gravità, spesso trovarono conferma nei ritrovamenti, sulle spiagge, dei resti di grossi pesci resi irriconoscibili dalla decomposizione, ma anche in notizie di scontri con animali marini particolarmente aggressivi.

Sulla spiaggia di Rimini
si è arenato un mostro marino 
Ultima di copertina della “Domenica del Corriere”
29 Aprile 1934

Alle dicerie si accodarono i redattori delle riviste popolari i cui articoli, volutamente enfatici, erano corredati da illustrazioni altrettanto esagerate. In certi casi non era neppure realizzato un redazionale ma solo una breve didascalia: si sbatteva “il mostro in prima pagina”, o in quarta di copertina, con la certezza che il pubblico avrebbe abboccato all’amo.

Ma il mare non stimola solo paure, perché le acque sono anche fonte di vita. Ed ecco sorgere, tra i popoli marinareschi, un altro genere di leggende: racconti di prodigiose pesche, inusitate mattanze di tonni e catture di giganteschi cetacei, capaci di sfamare centinaia di persone, e persino piogge di pesci, cacce ai delfini e stragi di foche, un tempo acerrimi nemici dei pescatori. Anche questi episodi furono accuratamente documentati e illustrati nelle riviste popolari del secolo scorso.

Pioggia di pesci a Porto Viro (Adria)
Ultima di copertina dalla “Domenica del Corriere”
2 Luglio 1933

Ventre molle del mondo, culla della vita e al tempo stesso tomba liquida, il mare sembra restituire di tanto in tanto i fantasmi del passato: relitti di navi, che coraggiosi palombari o incoscienti avventurieri cercano di recuperare antichi, oppure antichi velieri che ancora navigano, guidati dagli scheletri di marinai che, per qualche grave motivo, furono colpiti dalla punizione divina.

Non bisogna dimenticare che il mare è una metafora della ricerca di sé, ma soprattutto un mezzo di comunicazione fra i popoli, una strada aperta in ogni direzione, un luogo di sfida con la natura, un spazio di ricerca dell’ignoto che giace sepolto nelle profondità oceaniche come tra i ghiacci dell’Artico.

Un enorme cetaceo
arenato sulla spiaggia di Massa

Ultima di copertina dalla “Domenica del Corriere”
13 Settembre 1908

Sono questi, in sintesi, gli argomenti di cui tratta questa mostra, avvincente e divertente al tempo stesso, fatta di immagini assolutamente realistiche, spesso di grande valore artistico, ancor più che documentario, uscite dai pennelli di grandi illustratori.

Informazioni

Museo della Marineria, Via Roma, 112, 47042 Cesenatico
Tel. 0547.79264
e-mail: museomarineria@cesenatico.it
Orario di apertura: sabato, domenica e festivi, dalle 15 alle 19.

Istituto Graf, tel. 051.562863
graf@istitutograf.org


 

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