Aosta, Centro Saint-Bénin
Felice Casorati
La strategia della composizione
19 aprile – 7 settembre 2003

L’attesa
1918-19, tempera su tela, 139,5 x 130 cm
(collezione privata)

“Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno”.

(Felice Casorati)

Pur lontana dai grandi bacini d’utenza, Aosta si distingue sempre per l’organizzazione di mostre di sicuro richiamo eppure mai banali. Anche quest’ultima impresa non fa che confermare l’intelligenza dell’équipe che gestisce i Musei di Aosta. La mostra su Felice Casorati (Novara 1883 – Torino 1963) offre la possibilità di scoprire, o riscoprire, l’intero percorso stilistico e le doti eclettiche di uno dei più interessanti artisti italiani del Novecento. Casorati iniziò la carriera di pittore nel 1902 ispirandosi, per alcuni anni, a Puvis de Chavannes e Hans von Marées. Di quel nostalgico periodo simbolista la mostra aostana propone Le tre comari (1908, GAM di Verona).

A partire dal 1919 l’artista novarese si accostò alla pittura metafisica distinguendosi per l’impronta scultorea, quasi classicista, dei suoi personaggi, le cui passioni traspaiono non solo dalle pose rigorosamente studiate ma anche dall’ambientazione. Una pittura raffinata e malinconica che si snoda attraverso figure femminili dai modi eleganti, fissate in gesti e silenzi impenetrabili, chiuse in interni domestici che “parlano” per mezzo di umili oggetti di uso quotidiano e cibi, nitidi e plastici, sapientemente disposti nella scena pittorica, che in tal modo diventa teatro di piccole storie familiari. Storie che talvolta si dischiudono unicamente nello spazio simbolico della natura morta: un aspetto della produzione casoratiana che i curatori hanno messo in doverosa evidenza.

Tra i capolavori in mostra non si può ricordare la meravigliosa Attesa (1919), embletica dell’arte casoratiana tra le due guerre: opera caratterizzata da un’atmosfera trasognata, in silenziosa “sospensione”. Una donna in primo piano, seduta con gli occhi chiusi e in atteggiamento forse pensoso, forse dolente; dietro di lei un tavolo coperto da una grande tovaglia bianca sulla quale sono disposte alcune tazze vuote, così com’è vuota la tazza accanto alla donna; circonda il bianco della tovaglia un pavimento piastrellato che si perde nell’ombra di un corridoio. Ma non è questo l’unico capolavoro esposto al Centro Saint-Bénin, in quanto la mostra ripercorre tutte le tappe fondamentali della poetica di Casorati in circa 80 opere, tra dipinti, disegni e arredi.

Fra le novità dell’esposizione vanno segnalate Carità di san Martino (1939) e I Gemelli (1940), esposte alla Biennale di Venezia rispettivamente nel 1940 e nel 1964, e da allora mai ripresentate in una mostra pubblica italiana. La selezione pittorica giunge sino all’ultimo periodo, quando l’artista andò progressivamente identificandosi con il suo atelier: luogo di lavoro, di ricerca e di recupero dei tanti fili della memoria che l’autunno della vita tende a mescolare e confondere con il mondo onirico.

Accanto ai dipinti, la mostra affronta l’aspetto progettuale della ricerca di Casorati, sintetizzata da un prezioso nucleo di schizzi e disegni provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino. 
Ma un aspetto decisamente più importante è costituito dalla presentazione, per la prima volta, di un gruppo di mobili progettati nel 1925 assieme all’architetto e urbanista Alberto Sartoris per il Castello di Cereseto, di proprietà del collezionista Riccardo Gualino.  

Tavolino e due sedie per “studiolo”, 1925
(collezione privata)

I mobili, tra cui un armadio, un guardaroba, uno “studiolo”, una poltrona e un grande letto, evidenziano l’originale gusto déco che Casorati andava elaborando negli anni ’20; un gusto il cui motivo dominante è il contrasto tra curvilinea forma a conchiglia e altri elementi decisamente più austeri. L’esposizione prosegue con altri progetti d’architettura e d’arredo realizzati da Casorati e Sartoris fino alla Triennale di Milano del 1933.

Il catalogo, curato da Giorgina Bertolino, Alberto Fiz e Francesco Poli, è pubblicato da Silvana Editoriale (testi in italiano e francese, pp. 224, ill. 240, Euro 40).

Per informazioni: 0165.272687


Giordano Berti


 


 

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