Ferrara, Palazzo dei Diamanti
Shakespeare nell'arte
16 febbraio - 15 giugno 2003

John Everett Millais
Ferdinand attirato da Ariel
1849, olio su tavola

“Romeo: Stanotte ho fatto un sogno. (…)
Mercuzio: Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti. Essa è la levatrice delle fate, e viene in forma non più grossa di un’agata (…). I raggi delle ruote del suo carro son fatti di lunghe zampe di ragno (…), il cocchiere è un moscerino in livrea grigia (…). Il suo cocchio è un guscio di nocciola, lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme, da tempo immemorabile carrozzieri delle fate.”

(Citazione da “Romeo e Giulietta”, Atto I, Scena IV)

La pittura e l’arte incisoria sono state, per molto tempo, i maggiori veicoli di diffusione, a livello popolare, della letteratura shakespeariana. Tra Settecento e Ottocento il genio di William Shakespeare (1564-1616) ha ispirato un grande numero di pittori, illustratori e musicisti. La rassegna organizzata a Palazzo dei Diamanti da Ferrara Arte e dalla Dulwich Picture Gallery di Londra, presenta per la prima volta al pubblico italiano una parte dello straordinario repertorio di immagini scaturito dall’incontro tra Shakespeare e il mondo delle arti figurative. 

Il percorso espositivo prende le mosse dalle opere di artisti quali Hayman o Hogarth che con le loro rappresentazioni vivide e realistiche di saggi di recitazione e di scenografie segnano gli albori della fortuna di Shakespeare in pittura.
Una dimensione più visionaria si riscontra nelle opere dei vari William Blake, Johann Heinrich Füssli, Joseph Wright of Derby, Joshua Reynolds, Daniel Maclise e di altri artisti che, talvolta in modo didascalico, talaltra con vibrante passionalità, illustrarono scene tratte da drammi storici o tragedie, quali Macbeth o Re Lear, trasportando lo spettatore in una dimensione eroica, terrificante o onirica. 

Una sezione dedicata alle sale teatrali londinesi presenta un’avvincente galleria di celebri attori shakespeariani, da Garrick a Macklin alla famiglia Kemble, immortalati nei diversi ruoli, con le maschere e le gestualità che ne hanno decretato la fama. Le diverse azioni sceniche documentano il mutare degli stili di recitazione, della scenografia e dei costumi teatrali.

Con i grandi maestri del romanticismo inizia la fortuna dell’immaginario shakespeariano anche sul continente. Le nuove interpretazioni sono qui documentate con opere di Joseph Mallord William Turner, Eugéne Delacroix, Gustave Moreau, Francesco Hayez, Théodore Chasseriau e Anselm Feuerbach. Tutti costoro testimoniano quanto la malinconia di Amleto, la passione di Giulietta e Romeo, la dedizione di Desdemona e le colpevoli allucinazioni di Macbeth fossero ormai divenuti elementi portanti di una sensibilità moderna nei confronti dello scrittore inglese.

Concludono la mostra due sale che documentano la popolarità di Shakespeare nell’Inghilterra vittoriana: Daniel Maclise, John Everett Millais, Joseph Noel Paton, William Dyce e William Homan Hunt, sono i nomi più noti. Le suggestive interpretazioni del “Sogno di una notte di mezza estate” mostrano quanto i soggetti favolistici, con il loro repertorio di fate e di elfi, abbiano alimentato le evasioni fantastiche degli anni che vanno dalla metà dell’Ottocento agl’inizi del Novecento.
Il catalogo (Ferrara Arte, pp. 348, riccamente illustrato), è curato da Jane Martineau e Maria Grazia Messina.

Per informazioni: 0532.209988. 

Johann Heinrich Füssli
Macbeth e Lady Macbeth
1812 ca, olio su tela


Cogliamo l’occasione per segnalare che a latere del progetto “Shakespeare e le arti”, il Museo dell’Illustrazione di Ferrara presenterà, nel maggio-giugno 2003, una selezione di opere a stampa della Boydell Shakespeare Collection of Prints. La mostra è dedicata a uno dei più straordinari eventi nella storia dell’iconografia shakespeariana, quello rappresentato dalla Galleria Boydell. 

L’incisore e poi sindaco di Londra John Boydell inaugurò nel 1789, in un edificio appositamente ristrutturato di Pall Mall, una mostra di quadri ispirati alle opere di Shakespeare, commissionati a proprie spese ai maggiori artisti inglesi dell’epoca: Joshua Reynolds, Benjamin West, Heinrich Füssli, Joseph Wright of Derby, Angelica Kauffmann, George Romney, oltre ai grandi illustratori Robert Smirke, Thomas Stothard e altri.

Con analogo mecenatismo, Boydell affidò ai migliori incisori del tempo il compito di trarre, dai centosessantasette quadri a olio della sua galleria, due serie di stampe da raccogliere in un sontuoso volume in folio, senza testo, pubblicato nel 1805, e l’altra in formato ridotto, da utilizzare a illustrazione dell’edizione shakespeariana di George Stevens.

Queste immagini coprono l’intera opera di Shakespeare costituendone, in virtù del loro pathos romantico, una sorta di rilettura critica e epico-morale.

Giordano Berti


 


 

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